Uno sguardo dall’interno alle elezioni presidenziali U.S.A.

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La corsa alla Casa Bianca

Ogni quattro anni negli Stati Uniti d’America si deicide il futuro della nazione e del mondo. A giocarsi il posto di Presidente degli U.S.A., quest’anno, sono l’attuale Vicepresidente Kamala Harris, la quale è andata a colmare la vacante candidatura per i democratici in seguito al forfeit di Joe Biden, e l’ex Presidente Donald J. Trump, reduce dalla sconfitta alle elezioni presidenziali 2020 e da una condanna per 34 capi d’accusa. 

Lo scontro tra opinioni diverse è duro, a volte anche troppo, il 13 luglio abbiamo assistito addirittura ad un attentato alla vita del Presidente Trump. I cittadini americani adulti andranno a votare il prossimo 5 novembre e, comunque vada, assisteremo ad un evento epocale con due possibili finali storici: l’elezione della prima Presidente Donna di colore degli Stati Uniti d’America, o l’elezione di un ex Presidente condannato per molteplici capi d’accusa.

La mia esperienza – in famiglia

Da più di due mesi sono arrivato nella cittadina di Beckley, West Virginia, dove sto trascorrendo il mio Erasmus per quest’anno scolastico 2024/25, e dove sono entrato in stretto contatto con la cultura americana.

Negli ultimi anni, nella nostra amata Italia, si è discusso spesso dell’interesse dei cittadini alla politica del paese. Credo sia importante, perciò, raccontare, tramitela mia esperienza negli Stati Uniti, come i giovani (e non solo) americani vivono e seguono le elezioni presidenziali.

Fin da subito mi sono interessato al tema delle elezioni, cercando di captare quante più informazioni possibili, anche ritrovandomi spesso a chiacchierare con la mia “famiglia”. Proprio dai miei genitori ospitanti ho percepito una grande sfiducia nella politica americana e un’indecisione sulla scelta da fare derivata anche dal fatto che il dibattito politico, soprattutto nelle settimane che precedono il giorno del voto, si trasforma in un continuo attacco ad hominem da parte di entrambi i partiti. La mia mamma ospitante mi ha raccontato come negli ultimi tempi in casa non guardi neanche più il telegiornale dato che, ogni giorno, sembra che la news sia l’attacco da un partito all’altro e non i reali problemi che affliggono il paese. Lei ha molti e vari motivi per essere ulteriormente indecisa sul voto, e penso che sia interessante condividerli con voi. La sua primogenita fa parte dell’aeronautica militare, e per questo motivo considera eventuali tagli agli apparati militari un punto fondamentale da tenere in considerazione nella scelta. La mamma è anche una cattolica molto devota, e l’aborto è un ulteriore elemento di forte contrapposizione tra i due programmi politici. Il profilo dei candidati è infine molto importante per lei: da una parte Trump dà sì la sensazione di poter risollevare l’economia del paese, ma non quella di essere adatto a governarlo, essendo troppo “egocentrico” e “più interessato al proprio benessere che a quello del popolo”. Kamala non convince al cento per cento e appare “superficiale” e “impreparata”, ma l’endorsment degli Obama al convegno dei democratici le ha dato un grosso vantaggio, per lo meno ai suoi occhi.

Aldilà di questo, un’idea se la sono abbastanza fatta, sia lei che il marito: loro che sono sempre stati conservatori, quest’anno non daranno la fiducia a Trump. Lei voterà per Kamala, con la speranza che la sua “impreparazione” sia dovuta all’apparenza, mentre lui voterà per un terzo partito, non volendo dare il suo voto a nessuno dei due candidati, col fine di “mantenere pulita la coscienza”. Per loro, però, la politica americana ha ormai perso tanta credibilità. I nonni, al contrario, sono fedeli trumpiani e credono fermamente nella politica, anche se, forse, non è più quella dei loro tempi.

I sostenitori di Trump si fanno sentire molto anche a livello locale, mentre non si può dire lo stesso per i democratici. Questi rumorosi supporters sono in realtà una minoranza, e la sensazione rimane quella che il voto verrà deciso da una “maggioranza silenziosa”che per l’appunto non si fa sentire.

La mia esperienza – a scuola

Nella mia scuola ci sono all’incirca 1400 studenti; di questi ne ho conosciuti ovviamente solo una piccola parte, ma mi è bastato per comprendere cosa la maggior parte dei liceali pensi delle elezioni presidenziali: nulla.

Quando dico “nulla” sto semplificando quello che è, in realtà, il trend di assoluto disinteresse che accomuna la maggior parte di questi ragazzi. La politica per loro è principalmente un meme, uno spunto continuo per scherzare, senza seguire attivamente le campagne politiche o discutere delle proprie opinioni. La ragione principale è che questi ragazzi hanno per lo più tra i 15 e i 17 anni, come me, e votare non è un loro problema. Non c’è, quindi, motivo di seguire la corsa alla Casa Bianca attivamente facendosi, magari, delle idee proprie riguardo alle questioni che affliggono la nazione. 

Ma come entrano in contatto con gli avvenimenti e le elezioni questi ragazzi? 

Tramite i social, come con tutto di questi tempi. Questi ragazzi entrano in contatto, sui social, solo con la superficie del dibattito presidenziale, da virali TikTok di Trump a meme sulla risata di Kamala, senza però interessarsi mai alle vere questioni che vengono trattate dai due partiti. Un esempio di questo è la famosa gaffe di Trump riguardo gli immigranti che mangiano i cani e i gatti del vicinato: è stata ragione di battute continue per settimane, anche se a nessuno importava veramente delle elezioni.

In classe le elezioni non sono mai state argomento di discussione, se non come esempio della famosa tecnica ad hominem, di cui parlavo prima, durante una lezione di storia americana. Anche in questo caso, però, non pare esserci interesse da parte degli studenti, i quali continuano a scherzarci su, senza interessarsi al futuro vero e proprio del paese.

Mi sono chiesto allora: i maggiorenni liceali votanti cosa ne pensano?

La risposta non mi ha sorpreso, perché è in linea con quanto raccontato rispetto ai miei coetanei: disinteresse più assoluto. Dei pochi maggiorenni a cui ho avuto la possibilità di porre la domanda, la maggior parte mi ha detto che non gli interessa del dibattito presidenziale. La realtà è che i ragazzi del liceo non si preoccupano ancora abbastanza di queste tematiche, anche se in poche settimane, in molti, dovranno dire la loro sul futuro del paese. 

College, liceo, e la mia opinione

Salendo di fascia di età, tra i ventenni collegiali, ho scoperto però, tramite vari confronti con la mia famiglia ospitante, che l’interesse è maggiore. La mia sorella ospitante che ho citato prima si è diplomata due anni fa, ed è entrata a far parte dell’Aeronautica Militare Statunitense come infermiera. Quest’anno si è trasferita all’Università, a Huntington, West Virginia, e a gennaio sarà presente alla cerimonia di insediamento del nuovo Presidente con la sua unità medica, pronta ad intervenire nel caso di una tragedia. Lei in particolare è piuttosto interessata alla politica, pur sempre screditandone la veridicità e l’affidabilità, e lo stesso vale per tanti altri suoi compagni.

Questi, come i liceali, seguono le elezioni soprattutto tramite i social, con la differenza sostanziale che i primi lo fanno con metodicità, cercando di informarsi, mentre i secondi ci si imbattono per caso mentre scrollano TikTok o Instagram, come fosse una tematica qualsiasi.

Personalmente riesco a comprendere il disinteresse degli ancora minorenni liceali nei riguardi della politica. Se in Italia non si è mai certi di quando si andrà a votare, che sia per questioni comunali o nazionali, negli Stati Uniti si vota sempre e solo ogni due anni. Negli USA, quindi, l’ora diciassettenne, che magari in Italia comincia a seguire le vicende politiche, non ha ragione di preoccuparsene per almeno uno, o addirittura due anni. Questo discorso va a massimizzarsi se si prendono in considerazione ragazzi ancora più piccoli, come quindicenni e quattordicenni.

Conclusioni

I miei (e nostri) coetanei non si interessano alla politica, mentre dai vent’anni in su rinasce la fiducia nel decidere del proprio futuro tramite il voto, anche se poi questa fiducia si perde col passare degli anni.

Penso sia, quindi, molto interessante pensare alla propria esperienza, confrontandola con quella delle persone citate in questo articolo: vale la pena cominciare ad interessarsi alla politica durante il liceo? Per quali motivi credo o non credo nel potere del voto? Mi sento in qualche modo simile a persone così distanti da me? 

Vi saluto, quindi, con questi spunti e con un augurio che faccio anche a me stesso: non è un caso che la libertà di espressione sia un diritto nelle più importanti costituzioni del mondo, valorizziamo la nostra libertà come essere umani esprimendo noi stessi e facendo scelte consapevoli, anche, e soprattutto, tramite il voto. 

Samuele Croci, classe 4 A

immagine di copertina con licenza CC BY-SA 4.0
autore: Ted Eytan 

Immagine nel testo con licenza CC BY 4.0
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