25 Novembre: #NoOneMore
In occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, due studenti, Nicole e Niccolò, hanno voluto condividere un comunicato, trasmesso via interfono, con tutti i ragazzi del nostro Liceo. Ecco il testo:
“In Italia ogni 7 minuti un uomo stupra o tenta di stuprare una donna. Ogni 3 giorni nel nostro Paese un uomo uccide una donna”
Cosa significare far violenza sulla donna? Non darle il giusto valore: questa è la prima e fortissima forma di violenza contro qualsiasi essere umano. Partendo dal presupposto che c’è qualcuno che non vale tanto quanto noi, ci si convince allora di avere il diritto di sottometterlo e la donna viene tristemente umiliata con svariate modalità che farebbero vergognare qualsiasi vero uomo di appartenere alla specie Homo sapiens sapiens. Che di sapiente, il più delle volte, non ha proprio niente.
Secondo i dati Istat, 1 donna su 3 ha subito nella propria vita una qualche forma di violenza di genere, da quella psicologica e fisica a quella sessuale, dallo stalking al catcalling.
La misoginia, cioè l’insieme di questi atteggiamenti ostili, opprimenti e spesso violenti verso le donne, è una delle piaghe della nostra società. Nonostante le battaglie a lungo combattute, i sacrifici fatti nel corso dei secoli, la donna ricopre ancora un ruolo di inferiorità, anche se molti si illudono che non sia così: sul posto di lavoro, ad esempio, non ha gli stessi privilegi e vantaggi del suo collega maschio; anche la chiesa è caratterizzata da una gerarchia fortemente maschilista e nelle pubblicità, mediante lo sfruttamento dell’immagine esasperata della donna, viene il più delle volte “commercializzata” e rappresentata come un’oggetto da possedere a tutti i costi.
Non c’è da figurarsi, a questo punto, se secondo uno studio per il 40% degli uomini uno schiaffo alla partner non è violenza, e nemmeno ‘forzarla’ a fare sesso.
Ancora nel 2021 esistono uomini che accecati da quest’odio diventano belve pronte addirittura ad uccidere quando queste trovano il coraggio di ribellarsi o chiedere semplicemente aiuto. Trovare il coraggio di rivoltarsi non è facile, infatti molte donne si trovano in una condizione psicologica di svantaggio rispetto al loro carnefice; la paura delle reazioni incontrollate fa sì che molte di loro non trovino neanche la forza di denunciare.
Il femminicidio è un’aberrazione che finalmente sta venendo alla luce dato che sempre più spesso telegiornali e trasmissioni televisive danno spazio a casi di donne che non hanno saputo o potuto difendersi il più delle volte dall’uomo che diceva di amarle. I fatti di cronaca ci raccontano che solo quest’anno, 57 sono le vittime di questa infinita strage di donne, l’ultima, proprio questo sabato, uccisa per mano del suo ex compagno, già noto per molteplici maltrattamenti, che lascia orfano un bambino di un anno e mezzo.
La domanda sorge spontanea anche se la risposta spesso ci lascia attoniti: perché un uomo arriva ad ammazzare la sua compagna? Magari la madre dei suoi figli? Come può un uomo che ha amato spingersi così oltre?
“Un uomo che ci picchia non ci ama, o quantomeno ci ama male. Un uomo che ci picchia è uno stronzo, sempre, e dobbiamo capirlo al primo schiaffo”
Oggi, 25 novembre, abbiamo deciso di lanciare un simbolo di solidarietà nei confronti delle vittime di violenza, chiedendovi di vestirvi di rosso, il colore contro la violenza sulle donne, o con la gonna, abito legato alla figura femminile, per unirci e combattere l’ignoranza e l’odio.”
Al termine della lettura la nostra Preside ha invitato tutti i ragazzi presenti ad un minuto di silenzio per commemorare tutte le vittime di violenza di genere.